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Il “NON” decalogo dell’assistente
22 Marzo 2010|Professione

Il “NON” decalogo dell’assistente

Il “NON” decalogo dell’assistente

Si è innescata una simpatica catena di botta e risposta tra colleghi in merito all’argomento assistenti. Prima Settimio Benedusi e Tony Thorimbert sui loro rispettivi blog e poi Monimix con le sue perle di saggezza piuttosto simpatiche e molto veritiere anche se incredibilmente folli. L’argomento sembra banale ma in effetti è più difficile del previsto trovare delle persone che abbiano le capacità intellettive e caratteriali per cui valga la pena spendere del tempo da investire in una loro crescita professionale. Di norma un assistente dovrebbe essere l’estensione naturale del fotografo, quella parte di te che ti completa e ti rasserena. Qualcuno che ti risolve i problemi senza coinvolgerti troppo, dallo semplice spostare la macchina perché in divieto di sosta al recuperare il materiale che manca all’ultimo per completare una foto. A volte mi chiedo se sono io a pretendere troppo, se è colpa della mia scuola milanese che mi ha formato così precisa, pignola e rigorosa, o se semplicemente la mia passione per il lavoro è al di fuori degli schemi considerati “normali”.
In definitiva da uno che paghi per lavorare con te chiederesti serietà, puntualità, capacità critica, modestia, bocca collegata al cervello…… niente di assurdo. Allora perché arrivano a scadenze regolari giovani ventenni (o anche trentenni) con zero esperienza, richieste economiche da libero professionista, boria a pacchi e spesso anche poco entusiasmo? E ti vien da pensare “ma l’ha capito che dovrebbe fare da assistente ad un fotografo o pensa di essere nell’ufficio personale di Gardaland?”. Per non parlare di quelli che magari l’entusiasmo ce l’hanno ma si offrono nel week end o alla sera perché hanno paura di mollare il loro lavoro (che non amano) e fare il passo che da anni sognano (infatti stanno ancora li a cercare, cercare, cercare…).
Sarà un fatto generazionale che la lontananza è diventata un problema? (dico, anche 20 chilometri sono un problema!). Che la puntualità è opzionale? (non i 5 minuti, ma le mezz’ore). Che quello che fai non è mai abbastanza interessante per loro?

Il mio quindi vuol essere un decalogo delle cose da NON fare assolutamente perché per quelle da fare vi rimando a chi ne ha già fatto bibbia.

– Non presentarti in maniera anonima se mandi una mail, saresti dimenticato tra la folla dopo 5 minuti
– Non serve essere bravi fotografi ma conoscere bene le attrezzature aiuta
– Non fare economia di energie
– Non arrivare mai in ritardo, pessimo inizio di giornata
– Non perdere mai di vista gli attrezzi del lavoro; senza quelli si va a casa tutti
– Non mangiare aglio o cipolla alla sera prima di un servizio, potresti far svenire la modella o peggio il fotografo
– Evitare persino di accenderlo l’iPhone, se stai lavorando l’attenzione deve essere sul set
– Non parlare, se nessuno chiede la tua opinione. Se ti viene chiesta rispondi col pensiero a bassa voce
– Non fare le cose al buio: quando abbini i vestiti al mattino cerca di accendere la luce. E scordati le infradito
– Non basta un atteggiamento civile, deve essere impeccabile. A tavola, alla guida, sul set, al computer, con la crew

Non scambiate queste parole per presunzione, è semplicemente il percorso naturale che ogni assistente deve fare per diventare un bravo professionista.

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4 comments

  • 23 Marzo 2010 at 15:11

    Ciao Barbara! Beh prima di tutto grazie per la citazione, dopo due fotograforoni del calibro di Benedusi e Thorimbert mi sento un po’ piccina piccina… 🙂
    Io ho preferito citare le “perle” di saggezza che ricevo puntualmente da assistenti e compagnia briscola perchè sono ancora nella fase, io stessa, dell’apprendista stregone e quindi lungi da me dettar legge in merito!
    Comunque nella mia sarcastica registrazione di fatti e parole noto sempre più un certo “fancazzismo” generale, ragazzi svogliati che si trascinano in studio stanchi dalla serata precedente, che sembrano più interessati alla pausa sigaretta che al resto… e così, come entrano dalla porta, con la stessa velocità la riprendono per un “a mai più rivederci”.
    Forse pensano di essere ancora a scuola, dove tanto l’importante è finire, e non si rendono conto che con atteggiamenti simili non vanno da nessuna parte!

  • 31 Marzo 2010 at 13:15

    x Monica: ma dove li trovi? 🙂

  • Geb
    2 Aprile 2010 at 21:45

    Ciao a tutti e ciao Barbara,
    inizio con i complimenti per l’ottimo e utile blog.
    Premetto che stimo molto i signori Benedusi e Thorimbert, entrambi, seppure con modalità diverse tra loro sono due Grandissimi, sia a livello umano che a livello di fotografia e competenze, e anche se non la conosco direttamente seguo sempre con molto interesse il lavoro di Monimix.
    Veniamo al dunque : anch’io, ormai vecchiotto (28) si direbbe per fare l’assistente, sto cercando di farlo , ma le problematiche, parlando in generale sono tante, innanzitutto, credo che se uno, come nel mio caso vuole tentare sul serio di diventare, …un giorno…forse…un valido professionista, il primo passo sia trovare un buon maestro, il che sembra scontato , ma non lo è così tanto, punto uno, perchè ”quelli bravi” in genere un assistente già ce l’hanno, punto due , perchè come si diceva, si è uno tra tanti.

    Se uno non ha mai fatto l’assistente è ancora piu difficile iniziare, perchè la maggioranza dei fotografi di buon livello, salvo rarissime eccezioni, cercano…e provano, soltanto assistenti che già sanno fare tutto e che si suppone conoscano l’attrezzatura e le luci di qualsiasi genere, meglio di loro…a sto punto credo che uno così dovrebbe tentare di fare il fotografo, no?
    Aggiungiamo la parte ”rapporto umano”
    Mi trovo in pieno accordo con ciò che ho letto sui suddetti vari blog quanto a puntualità-correttezza, pulizia, impegno sul lavoro, ultima ruota del carro.. e tutte le varie cose, ma molte volte ho riscontrato che l’assistente viene considerato un po uno schiavetto, un qualcosa che non conta nulla, che deve solo servire allo scopo, e su questo non sono d’accordo.
    Partendo dal fatto che, o ci si trova bene a pelle o forse è meglio cambiare assistente, credo che si debba accettare il fatto di dover lavorare INSIEME per ottenere dei risultati considerabili il massimo di ciò che si può arrivare ad ottenere dall’unione del lavoro di fotografo ed assistente, e credo che per lavorare bene insieme serva una sinergia tra le due persone, stima e Rispetto reciproco, cosa che a volte manca.
    Ho avuto esperienze di lavoro molto diverse tra loro in campi diversi dalla fotografia, ma nel mio piccolo, ho visto che i risultati migliori sul lavoro arrivavano quando le suddette caratteristiche erano alla base del rapporto tra ”datore di lavoro” e ”lavoratore” ….poi chiaro, se uno sbaglia per il poco impegno o fa cazzate il ”cazziatone” severo è d’obbligo e guai se non si impara dai propri errori!

  • Barbara
    5 Aprile 2010 at 10:25

    La sinergia è cosa talmente rara che a volte manca nel matrimonio, figuriamoci in un rapporto di lavoro! 🙂
    Prima di tutto ci tengo a dire che 28 anni non sono troppi per cominciare, nemmeno 40 sono troppi, perchè se la dedizione a questo lavoro ce l’hai dentro, puoi iniziare quando vuoi. E si impara anche velocemente se sei un buon osservatore. Però quando manca la modestia e la boria ha il sopravvento, allora non bastano 50 anni di esperienza per imparare. Io ho avuto la fortuna di assistere un grande della fotografia italiana perchè me lo sono cercato. E per arrivare a lui ne ho contattati diversi. La fortuna un pò aiuta ma se la aspetti seduto a casa sul divano non arriva mai. Il mestiere di fotografo èil più bello al mondo, ma non per questo è il più facile. Ancora oggi penso a quando facevo l’asistente e mi dico che sono stata stupida, che non capivo, che avrei potuto fare…. Se mi capitasse oggi una buona occasione non mi vergognerei a tornare a fare l’assistente; si impara così tanto!! Cazziatoni compresi.

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